Oggi ho deciso di parlare di uno dei tanti miti che circola nell’ambiente dei SEO: la rilevanza, ai fini del posizionamento nei risultati naturali di Google, dei click che un sito riceve nelle SERP (Search Engine Result Pages) del noto motore di ricerca.
Molti sono i SEO che sostengono la tesi secondo la quale un elevato click through rate (rapporto tra numero di click e numero di impression) possa essere benefico per il miglioramento dei posizionamenti di un sito nei risultati naturali.
La ragione della diffusione di questa tesi è data principalmente dal fatto che Google, a intervalli più o meno regolari, interpone una sua pagina di tracciamento nel passaggio dalla pagina di risultati ai siti recensiti.
Personalmente non credo molto in questa teoria, per vari motivi:
- I siti presenti nei primi 10 risultati sarebbero troppo avvantaggiati rispetto agli altri
- La mole di dati da analizzare, dato l’elevato numero di ricerche e di siti presenti in Google, sarebbe davvero impressionante.
- Se il click through rate fosse davvero un fattore in grado di influenzare il posizionamento di un sito, la sua rilevazione dovrebbe essere continua e non saltuaria, come oggi avviene.
Penso invece che i motivi che hanno spinto Google ad implementare questa sorta di tracciamento siano diversi e solo alcuni di essi possano essere ritenuti inerenti le logiche SEO: i dati raccolti in questa fasi, infatti, possono essere molto utili per fornire informazioni su elementi come:
- Il numero di risultati presi in considerazione dagli utenti.
- La propensione a confrontare più risultati a seconda delle aree o settori (travel, finance, educational, ecc.)
- La soddisfazione degli utenti: in particolare nei settori non di business, quindi non di confronto prodotti/prezzi, un elevato numero di risultati cliccati, potrebbe segnalare a Google che i siti proposti in prima pagina non hanno soddisfatto gli utenti.
- La diversa distribuzione di click tra la prima pagina e le successive.
- La diversa distribuzione dei click all’interno della pagina (non dimentichiamo che il buon Google deve comunque posizionare i suoi annunci sponsorizzati e capire fin dove spingersi con le posizioni premium).
Riassumendo: è vero che lo stesso Google afferma di voler prendere sempre in maggiore considerazione le scelte degli utenti, ed è anche vero che lo stesso analytics e la toolbar installata su moltissimi PC, possono fornire dati molto interessanti agli analisti di Mountain View.
Però credo, che le suddette informazioni, dato il loro immenso volume, possano essere utili per estrapolare delle regole generali di settore o tipologia di target, non certo per fornire elementi di ranking per ogni singolo sito presente nell’indice del motore di ricerca.