Leggendo i riassunti delle giornate del Ses di New York di Marco Loguercio, sono stato particolarmente colpito da un’affermazione di Bruce Clay:
Insomma per avere la meglio sui competitor bisogna batterli sul loro stesso terreno!
Al di fuori dell’eterna discussione doorway verso contenuti e fattori esterni, una cosa che mi ha dato molto da pensare è il contesto che caratterizza un settore.
Si è spesso parlato del differente comportamento di Google a seconda del settore, io stesso ho affermato che in settori poco competitivi e con pochi risultati i filtri applicati sono molto più permissivi.
Non mi ero mai fermato, però, al considerare che anche Google potesse essere “vittima” di un “contesto comunicazionale”.
Mi spiego meglio: se in un settore tutti i principali competitor utilizzassero le stesse tecniche illecite, Google potrebbe decidere di lasciar passare la cosa in modo da presentare comunque un ricco indice per quella determinata query.
Per dirla in termini matematici, potremmo immaginare una sorta di campana di Gauss: una volta stabilito uno standard di settore, decido un grado di tolleranza e di discrepanza dallo stesso, ed elimino tutti gli agenti che superano tali limiti.
In verità questa teoria viene messa pesantemente in discussione dal forte peso che Google, negli ultimi tempi, ha dato ai fattori esterni, lasciando intravedere una forte volontà tesa ad eliminare i siti spam e doorway pages a favore di siti dai contenuti validi.
Però una domanda nasce spontanea: cosa succederebbe se , dopo l’applicazione dei nuovi filtri, per determinati settori non venissero individuati un numero significativo di siti di qualità?