Community ROI e social branding: l’esempio Second Life

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Dopo Vodafone, Toyota, Adidas anche lo stile made in Italy entra a far parte di Second Life con il design di Giugiaro che arrederà e curerà lo stile di un’intera isola.
Il fenomeno delle sponsorizzazioni degli ambienti di Second Life ha sperimentato negli ultimi tempi una crescita rapidissima, come mostra la mappa dei brand, coinvolgendo aziende che si rivolgono ora a un bacino di 5 milioni di utenti.
E’ interessante capire come questa forma di advertising sia vissuta dagli utenti che animano Second Life alla ricerca di un mondo che possa forse escludere i tormentoni del marketing quotidiano.
L’agenzia Komjunit che si occupa proprio dello sviluppo e della misurazioni di azioni di branding all’interno di una community, ha condotto uno studio per valutare la percezione del brand comunicato su questo canale. La ricerca ha rilevato che il 72% dei Second Lifers è sfavorevole e non gradisce la presenza di questa forma di advertising, il 30% non è consapevole dell’esistenza dell’advertising, il 42% pensa che sia solo una moda passeggera del momento. Solo il 7% lo considera come un’influenza positiva per il Brand image verso il comportamento d’acquisto.
Oltre alla ricerca condotta mi è sembrata curiosa la metodologia adottata da aziende come Komjunit per misurare il Community ROI ossia il ritorno economico derivante da azioni di branding all’interno di una specifica community. Innanzitutto viene stimato il numero di membri della community che possono convertirsi in clienti nell’arco di un anno. Si lavora poi su indici come l’elasticità di risposta della community a determinati stimoli, il valore di lifetime del consumatore e il ciclo di vita del brand, la capacità di accelerazione del passaparola all’interno del gruppo e la mappatura giornaliera delle interazioni ed opinioni che si sviluppano intorno ad un certo brand.
Marketing dell’altro mondo?.. no solo di Second Life!

Lamentele di un SEO

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E’ da anni che cerco di sopravvivere, divertendomi non poco, tra i mille cambiamenti ed evoluzioni dell’algoritmo di Google.
Più volte ho avuto modo di affermare che gli ultimi cambiamenti e, in particolar modo, l’eccessiva importanza data ai fattori esterni (età del sito e link popularity), penalizzano oltremodo i nuovi progetti sul web e rappresentano, a mio avviso, una sconfitta dello stesso motore di ricerca di Mountain View: in fin dei conti è come se Google avesse affermato che, data la sua incapacità di classificare i siti in base al loro contenuto, deve far necessariamente riferimento ai fattori esterni per poter costruire una “classifica” di risultati attendibile.
Sia chiaro, non sto sostenendo che ai suddetti elementi non si debba riconoscere nessun valore, però l’importanza che essi hanno assunto nell’ultimo periodo è davvero spropositata rispetto agli altri fattori.
Questa strana classifica degli elementi che concorrono a definire il posizionamento sui motori di ricerca, e la necessità dei responsabili dei siti web e dei SEO di dover posizionare comunque sempre nuovi progetti web, ha dato vita a strani fenomeni quali:

  • La corsa all’acquisto di domini scaduti
  • La compravendita di domini “anziani”
  • La compravendita dei link

Le azioni SEO, per carità scagli la prima pietra chi tra noi non ha mai fatto un po’ di doorway pages e di spam, si sono necessariamente dovute occupare, oltre che della stesura di contenuti, anche della registrazione di vecchi domini, dell’acquisto di link e di scambi (mai “incrociati” :-) ) di link, perdendo così, a volte, il loro focus originale di ottimizzazione di una struttura web in vista di una migliore visibilità, comunicazione, leggibilità e conversione di un utente in cliente. Il motore che ha come motto “non essere diabolico”, intanto grazie a innumerevoli acquisizioni e mosse commerciali è riuscito a possedere il monopolio del search, e ormai anche del web advertising.
L’unico business che, forse, ancora non controlla è la compravendita dei link, per questo mi fa davvero rabbia l’ultimo strumento messo a punto da Google e segnalato da Matt Cutts, che permette di segnalare nel suo libro nero, i siti che offrono link in vendita.
Insomma Google si sta scagliando contro un mercato che lui stesso ha creato, arrivando addirittura a penalizzare una forma di pubblicità e di advertising!
In tutta franchezza, non vedo perchè la qualità e il contenuto di un sito web debba essere correlata al fatto che esso metta a disposizione uno o più spazi pubblicitari dove poter acquistare dei link.
Se gli ingegneri di Google si sono resi conto che il mercato dei link falsa il funzionamento del loro algoritmo, dovrebbero ripensare all’importanza che questi ultimi hanno assunto, e non ricorrere al terrorismo per bloccare questo mercato che loro stessi hanno creato.
Vabbè, scusate lo sfogo, torno a immaginare azioni che possano generare link popularity ai siti che curo, tanto alla fine si sa: nessuno mai si sognerà di linkare spontaneamente un sito aziendale, e allora diamoci da fare con la fantasia, con l’ artiche marketing, i comunicati stampa ecc. (pur essendo d’accordo con Federico quando afferma che la loro funzione originaria è un’altra!)

Il SES secondo Google è Hard

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Non me ne voglia il buon Mauro :-)

Durante la mia quotidiana lettura degli articoli di settore, ho notato che, sul blog di Marco Fontebasso, nell’articolo dedicato al SES di Milano 2007, gli adsense presentano dei link sponsorizzati non proprio a “tema”.
Sembra che Google ritenga che il contenuto della pagina sia inerente le chat e gli incontri on line. Incuriosito dalla strana contestualizzazione ho ricercato “SES” su Google e guarda un po’ cosa suggerisce il motore di Mountain View come risultati correlati alla mia ricerca :-)
Ormai battute di questo tipo sul SES ne ho sentite davero tante, ma non pensavo che al coro si unisse anche il caro Google :-)

La potenza dei link

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Analizzando le SERP relative al settore viaggi, in particolar modo per le aree semantiche inerenti gli hotel, mi sono imbattuto in uno strano fenomeno: la presenza, nei risultati dei motori di ricerca, di pagine indicizzate con il “parametro affiliato” valorizzato.
Mi spiego meglio, effettuando la ricerca “rome hotels” su google.it, tra i primi risultati potrete notare la seguente coppia di annunci:


Come potete osservare la coppia di risultati si riferisce alla stessa pagina, con l’unica differenza che nel secondo caso il parametro “aid”(utilizzato da booking per distinguere i vari affiliati al suo circuito) è valorizzato.
In barba al filtro antiduplicazione, sembra che Google consideri le due url come riferite a due pagine diverse (d’altronde la cache delle due pagine si riferisce a due giorni diversi e riporta dei risultati leggermente differenti) e ritenga entrambe rilevanti ai fini della ricerca effettuata.
Come è possibile che questo fenomeno si sia verificato?

SPIEGAZIONE 1: l’affiliato, dai suoi siti, ha linkato (naturalmente includendo nel link il suo codice identificativo) la pagina di booking riportante la lista degli hotel disponibili a Roma,
lo spider di Google seguendo il link è atterato sulla pagina di “reale” di booking e, per i motivi sopraccitati, ha ritenuto la pagina come rilevante ed “unica” dal punto di vista del contenuto, posizionandola nei primi risultati per una query molto competitiva (In questo caso devo dire che il filtro antiduplicazione non ha poi funzionato molto bene!).

SPIEGAZIONE 2: la pagina di booking non è ben linkata dall’interno del sito e/o comunque non ha backlink esterni, al contrario della pagina con il parametro aid valorizzato. A causa di questo fenomeno google presenta entrambe le url (pur essendo alla fine una sola pagina) nei suoi risultati (Ulteriore dimostrazione della potenza dei backlink).

Voi cosa ne pensate? Siamo di fronte alla nascita di un nuovo fenomeno “spam affiliate link”

P.S non me ne voglia l’affiliato che, sono sicuro, non aveva previsto questo fenomeno.

Hackerato Matt Cutts

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Non concordo con questi metodi (almeno non pubblicamente :-) ), però davvero complimenti al Dark SEO Team per essere riusciti ad hackerare addirittura il sito dell’ingegnere più famoso di Google :-)

Chissà se ora Matts Cutts dovrà scrivere una “lettera di riammissione” al Dark SEO Team :-)

P.S. bellissimo il testo riportato sulla home di darkseoteam.com: Naturalmente mento quando faccio credere a tutti che “content is King”, il seo black hat e lo spam sono i veri re. Google è uno stupido algoritmo che si basa sui backlinks di spam :-) .

Si è appena concluso il fantastico pesce d’aprile di Matt Cutts che ha svelato l’autohackeraggio sul suo sito. Io (Paola) ci sono cascata in pieno e mi sono immaginata questo Dark SEO Team come una sorta di Dead Poets Society del web: diabolici, crepuscolari e affascinanti allo stesso tempo (deformazione femminile in piena regola). Comunque oggi se ne sono lette delle belle sull’argomento, c’è chi ha scritto del doppio hackeraggio inflitto dal Dark SEO Team a Matt Cutts e controbattuta dall’ingegnere di Google sul loro sito. Qualcuno ha analizzato la grammatica per trovarci piccoli errori linguistici dei francesi. C’è chi ha studiato il codice della pagina hackerata pensando che il Dark SEO Team avesse attivato un account di Google Analytics per girare poi le statistiche a Matt.
Insomma curiosità, gossip e un pizzico di amore/odio per il nostro Google: great April’s Fool Day.

Soluzioni di blog advertising

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Facendo seguito al post di Salvatore che ha illustrato l’originale soluzione pubblicitaria di Blogbabel, vorrei riassumere brevemente le possibilità di advertising che stano riscuotendo parecchio successo nel mondo dei blog.

Recentemente abbiamo visto grandi aziende legare il proprio brand alla sponsorizzazione di blog tematici , tra cui Alfa (www.autoblog.it), Ducati (www.motoblog.it), Nivea (www.capellidaccarezzare.com) ecc. I contenuti del blog rimangono ovviamente indipendenti, gestiti esclusivamente dall’autore del blog e arricchiti dai commenti degli utenti. E’ possibile che il brand delle aziende sponsor venga quindi esposto a contenuti senza controllo che potrebbero anche esprimere pareri contrastanti rispetto alla marca pubblicizzata. Il fattore critico di successo del blog è però costituito proprio dall’imparzialità con cui si trattano argomenti fortemente tematizzati e quindi in grado di attrarre un target estremamente qualificato e fidelizzato, ragione per cui le sponsorizzazioni dei blog stanno crescendo.

Un’altra forma di advertising in espansione riguarda la possibilità di inserire un post sponsorizzato all’interno di un blog tematico di settore. La forza di questa soluzione risiede proprio nella possibilità di fornire un contenuto editoriale che utilizza i toni informali tipici del blog, fornisce una sorta di review qualitativa del prodotto, mostra fotografie prive di riferimento al brand e si confonde abbastanza bene con i contenuti veri del blog.

Anche la pubblicità tabellare dei blog utilizza un formato abbastanza nuovo, mostrando spesso un banner pubblicitario in formato rectangle proprio in mezzo agli articoli, che ovviamente rappresentano la vera attrattiva del canale.

Alcuni blog offrono poi la possibilità di posizionare al loro interno i preziosi link utili a sviluppare link popularity, così come forme ancora inconsuete e poco utilizzate in Italia di tag advertising per spingere messaggi pubblicitari relativi alle parole chiave nel tag.

Advertising sul web 2.0

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Le soluzioni creative e innovative di advertising on line hanno sempre attirato il mio interesse, non vi nascondo che secondo il mio parere ancora non riusciamo a sfruttare appieno le potenzialità offerte , in questo senso, dai sistemi di social networking e in particolare dai blog.

Questa mattina il mio amico e collaboratore Carmine D’Ambrosio (che ancora ringrazio per aver deciso di seguirmi in SEMBOX :-) ) mi ha segnalato una soluzione pubblicitaria, a mio avviso molto intelligente ed efficace , adottata da Blogbabel.

Come vedete al centro della pagina


Blogbabel oltre a presentare un “simil banner” di un film, riporta un elenco link ai blog che hanno scritto sull’argomento pubblicizzato.
In questo modo si incentiva il nascere di una circuito davvero interessante:

  • I blog sono incentivati a scrivere sul prodotto o agenzia pubblicizzata da Blogbabel in modo da assicurarsi un link dalla sua homepage.
  • Grazie a questo fenomeno il sito del prodotto o servizio pubblicizzato sviluppa una buona link popularity e, magari, una buona reputazione on line.

Investendo su questo spazio, quindi, non si acquista solo visibilità ma anche link popularity!
Non mi resta che concludere facendo i complimenti a Blogbabel per l’ottima idea! :-)

Novità da SeoTalk (Parte 2)

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Come già vi aveva preannunciato Paola nella prima parte di questo post, il 2007 si presenta ricco di cambiamenti e di scelte importanti anche per me.
Dopo aver avuto la fortuna di lavorare nelle più grandi società del web italiano, da ClassEditori a Fullsix, ho deciso di fare quello che in molti chiamano “il grande passo”, ossia aprire una mia agenzia!
SEMBOX (vi prego ditemi che il nome vi piace, io ne vado molto orgoglioso :-) ) nasce con l’obiettivo di affermarsi fin da subito come un’ importante realtà nel mercato del Search e, più in generale, del web marketing.
La società, grazie all’apporto dei miei due soci, sarà caratterizzata, oltre che da forti competenze sul search marketing, da una grande expertise nel mondo della progettazione e della grafica web: forniremo, quindi, un servizio a 360° che va dalla progettazione e realizzazione di piattaforme web, alla loro ottimizzazione e alle successive azioni di promozione del brand e acquisizione di nuovi clienti on line.
SEMBOX, per merito delle persone che hanno deciso di seguirmi e di aver fiducia nelle nostre competenze, (a proposito aspettatevi un comunicato stampa su una importante realtà italiana che ha deciso di affidare a noi la propria visibilità sul web), nasce già con dei grandi e promettenti progetti da realizzare, e con un organico di 4 persone.

Questo passo per me significa la realizzazione di un sogno che coltivo fin da piccolo, vi dirò che sono cresciuto nel negozio di mio padre (commerciante di elettrodomestici), il quale mi ha sempre vantato, pur impazzendo 24 ore su 24, i vantaggi di lavorare e impegnarsi per far crescere qualcosa di proprio.
Per merito (o colpa ) sua, sono quindi cresciuto con l’obiettivo di creare qualcosa che mi appartenesse, nella quale impiegare tutte le mie energie lavorative. Potete quindi immaginare l’entusiasmo che mi pervade in questi giorni, e che spero continui con la stessa intensità almeno fino alla pensione :-) , per la nuova avventura che mi aspetta.

Non mi resta che invitarvi nei nostri nuovi uffici in via Plinio 38 a Milano, per poter festeggiare degnamente questo importante momento della mia vita .

N.B. questo blog conserverà la sua identità di blog personale, continuerà ad essere scritto a 4 mani da me e Paola e non rappresenterà in alcun modo la politica e le opinioni della società che ho l’onore di amministrare.

Url Search Engine Friendly

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Una delle domande che mi sono più spesso sentito rivolgere riguarda l’importanza della presenza della keyword principale nella URL.
A questa domanda, come tante altre relative al SEO, spesso rispondo nel seguente modo: Google ha dichiarato di considerare almeno 100 fattori nel processo che definisce il posizionamento di un sito nei risultati naturali, avere un solo fattore sfavorevole o favorevole, quindi non è assolutamente causa di esclusione o di successo nelle SERP, però è anche vero che tutti gli elementi concorrono, in diverse misura, alla definizione del posizionamento di un sito.
Nel caso delle URL, la loro ottimizzazione apporta due tipologie di vantaggi: una legata ai motori di ricerca, l’altra legata agli utenti.
Un indirizzo web “parlante” (ossia, breve, significativo e inerente all’argomento trattato) sarà sicuramente ricordato più facilmente dagli utenti rispetto ad una URL indecifrabile (su questo punto vorrei sottoporre alla vostra attenzione le URL che sono riusciti ad inventarsi gli sviluppatori del tanto chiacchierato portale www.italia.it, es: http://www.italia.it/it/guide/5,it,SCH1/objectId,IND58128Pit,curr,
EUR,parentId,RGN8603it,season,at1,selBlk,RBLOCKBLK,selElem,
BKE11Xit/intern.html :-) ).
In questo post ho pensato di elencare le principali regole che dovrebbero guidare una corretta stesura delle url:
Oltre alle regole consigliate da Google, tra le quali:

  1. Evitare un numero eccessivo di parametri.
  2. Veicolare il parametro sessionID negli indirizzi web (es:sitoweb.it?Sid=321321456): molti siti assegnano un numero univoco ad ogni visitatore. Questo valore veicolato attraverso le URL può causare notevoli svantaggi in quanto rende diversi gli indirizzi web ad ogni passaggio degli spider dei MDR sul sito.

Se non avete la possibilità di effettuare il rewrite delle url mediante htaccess (se siete su Apache) o filtri isapi su server Windows, il mio consiglio è di:

  • Prevedere una giusta gerarchia tra i file, evitando di allontanarsi il meno possibile dalla root del sito, in modo da disperdere meno pagerank possibile e conservare una lunghezza accettabile delle URL.
  • Evitare di essere “anonimi“ nella scelta del nome dei parametri: se ad esempio stiamo sviluppando un sito per una catena alberghiera, al posto del solito parametro “id=” (utilizzato per differenziare le varie strutture) potremmo utilizzare il parametro “hotel=”.
  • Valorizzare i parametri con dati “parlanti”: la maggior parte dei programmatori utilizza assegnare ai parametri solo dati numerici (dati che poi verranno utilizzati nelle interrogazioni al database). A questo valore, con un po’ di fantasia, potremmo affiancare un dato testuale descrittivo. Es: il parametro id=5 può diventare hotel=5|Nome hotel (questo valore una volta letto può essere splittato in modo da ricavare il solo dato numerico utile nelle select al DB).
  • Evitare di rendere le URL lunghe, e a mio avviso ridicole, nel solo tentativo di includere le keyword nell’indirizzo web: spesso mi è capitato di vedere degli indirizzi web del tipo “www.esempiosito.it/prestiti/prestiti-personali/prestiti-studenti.it”. Va bene assecondare le logiche dei motori, ma in questo caso si cade nel ridicolo e si rischia di essere penalizzati per sovraottimizzazione. Senza contare che questa struttura implica un allontanarsi notevolmente dalla root del sito.

Mi sento di concludere questo post con un ultimo consiglio: evitate di impazzire nella ricerca di un dominio che contenga una keyword significativa al suo interno, se il dominio che avevate scelto è gia occupato, non preoccupatevi, avete altri 99 fattori da utilizzare nella vostra attività di SEO :-) .

Novità da SeoTalk (Parte 1)

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Quest’anno è iniziato all’insegna di qualche novità professionale sia per me che per Salvatore, che annuncerà grandi notizie, in settimana, nella seconda parte dell’articolo.

Per quanto mi riguarda, partendo dalla passione per il mondo del search engine marketing (che continuerà ad essere un caposaldo della mia professione) ho deciso di intraprendere un percorso lavorativo che mi permetta di integrare in modo sempre più sinergico i canali di comunicazione legati all’inarrestabile Web 2.0, dai circuiti blog al social networking ecc. ecc.
Mi occuperò inoltre di mobile marketing, un mondo nuovo e promettente, nel quale si stanno definendo svariate possibilità di comunicazione e marketing che possano sfruttare il grande potenziale del mezzo.
Quindi unendo canali web e mobile, la scelta è stata Dada Ad, in cui ricopro un ruolo di supervisione strategica dei progetti di online e mobile marketing unitamente ad attività di new business.

La nuova esperienza professionale porterà certamente qualche approfondimento per SeoTalk dove vorrei condividere qualche chicca sul mondo mobile in cui la logica del search marketing continuerà ad essere un grande fattore critico di successo.