Finalmente dico la mia
Come tutto il mondo SEO ormai saprà, nell’ultimo periodo, molti siti anche importanti, hanno subito notevoli abbassamenti di PageRank.
Nel mirino di questa operazione, almeno così sembra, come afferma lo stesso Matt Cutts, sono finiti in particolare i siti rei di aver venduto link a pagamento (sul come faccia poi Google a individuare i link a pagamento, ci si potrebbe scrivere su un trattato…).
Oltre ai molti portali e blog famosi, in Italia ce ne sono stati alcuni di illustri, sembra che siano stati penalizzati in particolar modo i siti di Comunicati stampa e di Article marketing.
Volendo cercare delle caratteristiche che accomunano tutti i siti che hanno visto calare il loro valore di pagerank, possiamo individuare due fattori principali:
- Tutti sono caratterizzati dalla presenza di molti link esterni, anche se non necessariamente a pagamento (almeno a detta dei diretti proprietari)
- L’abbassamento del PR non si è rispecchiato, sempre a detta dei diretti interessati, in un calo di visibilità nei motori di ricerca.
Dando per veritieri i suddetti fattori, l’opinione che mi sono fatto è che gli analisti di Google, non abbiano voluto penalizzare i siti che “vendono” link, o che permettono comunque facilmente l’inserimento di link esterni (forum, comunicati stampa, ecc.), ma solo togliere loro il potere di influenzare il funzionamento dell’algoritmo del motori di ricerca.
I link, e la link popularity, infatti ad oggi rappresenta la tecnica più potente per spingere un sito su Google, la logica di base, che non era poi molto sbagliata, è che più una risorsa è linkata da altri siti, più essa è valida.
L’applicazione di questo concetto, si è però dimostrata più difficile di quanto si pensasse: fenomeni come il google bombing, hanno dimostrato che l’algoritmo di Google, mediante i link, è altamente influenzabile manualmente dagli essere umani (o SEO che dir si voglia ).
Insomma come al solito: fatta la legge, trovato l’inganno. Appena ci siamo accorti che i link potevano influenzare la visibilità nei motori di ricerca, sono nate 150.00000 directory free. Poi appena Google ha dato meno peso alle directory, siamo tutti diventati “giornalisti”, grazie anche alle 300.000 piattaforme di article marketing che si sono sviluppate. Ora siamo semplicemente allo step 3: Google si è reso conto che abbiamo nuovamente trovato un modo di ottenere link facilmente, e corre ai ripari. Certo le piattaforme di article marketing, i forum, ecc, a differenza delle directory, non presentano solo link, ma anche moltissimo testo da indicizzare e una frequenza di aggiornamento molto alta (cose che piacciono tantissimo a Google), quindi penalizzarle significava anche rendere meno visibile una bella massa di informazioni.
A questo punto gli analisti di Google possono aver agito nel seguente modo (e questa è la mia teoria):
- Individuare i siti caratterizzati da molti link in uscita, ma anche molti contenuti.
- Togliere loro la possibilità di influenzare il posizionamento di altri siti, mediante l’abbassamento del valore del pagerank.
- Continuare comunque a includere questi siti, data la loro mole di contenuti, nei risultati dei motori di ricerca.
Non credo quindi, come molti hanno affermato, che Google abbia voluto dare un “avvertimento” a questi siti (come sostengono in molti), dandogli modo di correre ai ripari, ma solo privarli (o quanto meno limitarli) del potere di influenzare il posizionamento degli altri siti.