Come anticipato un paio di giorni fa, vorrei approfondire l’argomento che riguarda i siti di shopping comparativi e verticali per i quali si prevedono una crescita significativa e partnership sempre più strette con i motori durante il nuovo anno. Inutile riportare i dati assolutamente incoraggianti relativi alle vendite natalizie e sicuramente ovvie le ragioni per cui gli online shopper trovano questi strumenti utili e convincenti durante il processo d’acquisto.
Gli argomenti, sui quali vorrei invece soffermarmi, riguardano gli aspetti che i cosiddetti merchants, cioè le aziende che espongono i loro prodotti nelle vetrine virtuali, si trovano a dover gestire dietro le quinte affrontando problematiche e difficoltà di varia natura.
- Innanzitutto la gestione dei famigerati “data feeds” cioè i file generalmente in Excel ma spesso in vari formati specificamente richiesti da ogni singolo sito, che vanno accuratamente compilati riportando caratteristiche, descrizione, prezzo, foto, modello, marca, codice prodotto, disponibilità numerica, categoria di prodotto, utenti destinatari, occasioni d’utilizzo e keyword associate a ogni prodotto.
- Se immaginate di moltiplicare queste dettagliate informazioni per una media di 200 prodotti e verosimilmente per almeno un paio di comparison shopping sites, potete già avere un’idea della complessità del procedimento. Se poi pensate che i potenziali clienti sceglieranno i prodotti in base all’appeal delle descrizioni, alla forza dei selling point, alla convenienza dei prezzi e alla chiarezza delle foto, vi rendete conto che ogni prodotto dovrebbe meritare una particolare attenzione nella scelta del copy e delle caratteristiche distintive oltre che un’analisi dei concorrenti che vi sfideranno a distanza ravvicinata.
- La scelta delle keyword e delle categorie associate ai prodotti merita inoltre una selezione attenta perché vi permetteranno di essere rintracciati da utenti interessati all’acquisto; poiché generalmente sono concesse solo 5 parole chiave è fondamentale concentrare i proprio sforzi sulle keyword più redditizie.
- Se riuscite a caricare il data feed senza ottenere una media di 3 messaggi d’errore legati, ad esempio, ad un accento non consentito, vi troverete poi ad affrontare la complessità del pricing model. Alcuni siti utilizzano la modalità PPC fisso in cui si paga una cifra prefissata (in genere 10 centesimi) ogni volta che si riceve un click su una determinata categoria di prodotto. Altri preferiscono il PPC Bidding secondo il modello già noto nel keyword advertising.
- A questo punto è necessario considerare tutti gli aspetti, assolutamente non banali, che abbiamo imparato a gestire con il search advertising monitorando attentamente l’appeal del copy e delle offerte e gli indicatori di performance tra cui traffico, vendite, ROI, ecc. ecc.
- Per aumentare la complessità, è necessario prestare molta attenzione alle valutazioni dei clienti che hanno effettuato acquisti in precedenza, che vengono visualizzate con una sorta di “voto” accanto al nostro logo, aumentando o riducendo drasticamente l’affidabilità dei nostri prodotti. Bisogna considerare che spesso una valutazione impietosa può essere dovuta alla mancanza di coerenza tra la descrizione da noi associata ad un prodotto e le aspettative del cliente: una volta negli Stati Uniti ho ricevuto un giudizio devastante da una persona che mi disse che la caffettiera napoletana è troppo piccola e permette di preparare solo una tazza di caffè!
Data la complessità delle operazioni di gestione non mi meraviglia affatto che alcune agenzie negli Stati Uniti abbiano deciso di specializzarsi in servizi legati al successo dei comparison shopping sites.
Nonostante tutto pare che le vendite siano così soddisfacenti da giustificare gli sforzi. Fatemi sapere se pensate che il gioco valga la candela.